Giro di Puglia in 13 bianchi venerdì 5 Ottobre a Foggia

Giro di Puglia in 13 bianchi venerdì 5 Ottobre a Foggia

La Puglia, terra di confine, avamposto meridionale dell’Europa verso i Balcani, l’Oriente e il Mediterraneo, è giustamente rinomata per i suoi vini rossi, focosi come destrieri e per suoi rosati, solari e gentili, ma dei suoi bianchi abitualmente non si fa menzione, non si parla, si sottace. In pratica ci si comporta spesso come se non esistessero o non meritassero particolare attenzione, in forza del pregiudizio che ritiene la Puglia inadatta per la produzione di questa tipologia di vini.

Eppure, la storia di questa regione è anche un racconto di uve bianche, con testimonianze significative, che toccano in diverse epoche svariate zone del tacco della nostra Penisola.

Andando indietro nel tempo, basterebbe citare il bianco di Lucera da uve greco, il bianco di San Severo, ottenuto da un blend nel quale primeggia il bombino bianco, il bianco di Castel del Monte, ricavato principalmente da pampanuto, le malvasie e i moscati di Trani e dintorni, il Brillantino bianco di Turi, taglio di fiano, greco e verdeca, il Livese della terra di Bari, da uve fiano, la Verdeca e il Gravina  bianco, blend di malvasia bianca, greco e bianco d’Alessano, il bianco della Valle d’Itria, taglio di verdeca, bianco d’Alessano e minutolo, i bianchi da malvasia bianca del Salento e del Tarantino.

Se poi si guarda la questione da un punto di vista ampelografico, la sorpresa è quella di trovarsi di fronte a un ventaglio di cultivar a bacca bianca incredibilmente ampio e, comunque, certamente più vasto dello stesso patrimonio regionale di varietà a bacca nera. Arricchito negli ultimi decenni da vitigni tradizionali a rischio di estinzione e da uve internazionali, fra le quali certamente primeggia lo chardonnay.

Anche la geografia pugliese è tutt’altro che ostile alla produzione di bianchi di alto livello qualitativo; si pensi alla straordinaria abbondanza di luce solare, all’incessante presenza del vento, che fa della Puglia la seconda regione più ventosa d’Italia, alla costante vicinanza del mare, alla presenza di falde e corsi d’acqua dolce nel sottosuolo a pochi metri di profondità dalla superficie, alla ricchezza di esposizioni collinari, alla frequente presenza di matrice calcarea nei suoli.

Infine, non deve passare inosservata l’opera che istituzioni di ricerca, produttori, enologi, agronomi e altri addetti ai lavori hanno compiuto soprattutto negli ultimi venti anni per il recupero e la valorizzazione delle cultivar a bacca bianca e la crescita di qualità dei vini bianchi pugliesi. Fino a mostrarne un volto inedito, pulito, elegante, espressivo del terroir dal quale provengono.

E se ci spingessimo addirittura ad affermare che in alcuni casi questi bianchi di Puglia sfoderano una capacità evolutiva nel tempo e una longevità assolutamente inimmaginabili? Riesce già difficile ammettere che i grandi vini rossi pugliesi possano rivelarsi longevi, ma anche solo ipotizzarlo per i bianchi di questa regione deve apparire ai più davvero un azzardo.